Vogliamo che questa terra dica: Barbera. È ciò che abbiamo pensato guardando, qualche anno fa, verso la collina dell’Asinara.
Il termine curej potrebbe derivare da cureja, la cintura dei pantaloni o la lunga cinghia che veniva utilizzata nelle macchine per battere il grano. Altri pensano che potrebbe derivare dai gurej, i gorreti, ovvero gli arbusti spontanei che nascono lungo il Tanaro usati per fabbricare le ceste.
Una barbera che nasce giovane e fresca, evolve con tre mesi di botte grande, alla quale l’affinamento in bottiglia dona bevibilità esaltando gli aromi primari.
Si affianca alle altre espressioni di Barbera Braida: La Monella, Barbera del Monferrato frizzante, le riserve Montebruna, Bricco dell’Uccellone, Bricco della Bigotta e Ai Suma. La Barbera è nel nostro Dna, ed è sicuramente il vitigno che maggiormente identifica Braida nel mondo.
Vogliamo che questa terra dica: Barbera. È ciò che pensiamo da sempre, da quelle prime vigne che nonno Giuseppe lasciò a papà Giacomo, in cui si coltivava l’uva per La Monella. Poi quelle tra Rocchetta e Belveglio, le vigne di Bricco dell’Uccellone, che mamma Anna portò in dote; e le vigne di Montebruna, che acquistammo e mettemmo insieme e ancora oggi guardiamo con grande orgoglio.
Braida è Barbera, con Curej lo è una volta di più.