Una produzione più contenuta rispetto al 2020, con rese uva vino in generale molto basse su tutti gli areali, ma con ottime premesse dal punto di vista qualitativo. Sono queste le prime riflessioni in merito alla vendemmia nelle province dell’Alto Piemonte, ufficialmente iniziata la prima decade di settembre nella provincia di Novara e conclusasi definitivamente l’ultima settimana di ottobre, sempre nel novarese, con la raccolta delle uve per i nebbioli da invecchiamento.
Anche in Alto Piemonte risulta, quindi, evidente l’impatto del cambiamento climatico sulla vitivinicoltura. Fortunatamente – come affermato da Andrea Fontana, presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte – «la vicinanza al Monte Rosa e la nostra posizione geografica ancora ci tutelano, rispetto ad altre zone molto più penalizzate da questo punto di vista», ragione per cui «le uve si sono comunque presentate in vendemmia con indici di qualità più che buoni».
Quanto sta accadendo dal punto di vista climatico ha reso comunque necessaria un’importante riflessione sulle misure da adottare per tutelare la produzione futura. Nelle aree in cui si sono registrati con sempre maggiore frequenza eventi climatici estremi, molte aziende hanno già installato reti antigrandine a protezione dei vigneti e con l’attivazione di nuovi bandi di finanziamento finalizzati a miglioramenti strutturali, vi sarà un’ulteriore implementazione di questo tipo di installazioni.