Il Grignolino è nipote del Nebbiolo: lo confermano le indagini sul suo DNA

Ancora una volta la prof.ssa Anna Schneider, genetista e ricercatrice IPSP – Consiglio Nazionale delle Ricerche, svela al mondo le origini di un vitigno tra i più intriganti del Piemonte e simbolo della tradizione vitivinicola del Monferrato.

L’avanguardistica cantina Hic et Nunc di Vignale Monferrato si fa polo culturale della zona, ospitando un’esclusiva tavola rotonda sul Grignolino e sulle recenti e inaspettate ipotesi di parentela con il Nebbiolo. Ospiti d’eccezione, Anna Schneider, genetista di fama internazionale e ricercatrice IPSP – Consiglio Nazionale delle Ricerche e il giornalista Paolo Massobrio, moderatore dell’incontro.

Ampiamente diffuso oggi in tutta la provincia di Alessandria e in una parte dell’astigiano, la sua zona di coltura parrebbe inizialmente limitata al Casalese. Il Grignolino compare per la prima volta in un documento del 1249, con il nome di Berbexinis; l’etimologia più probabile è quella che rimanda al grignolo, il vinacciolo, presente negli acini in numero di 3-4, nettamente superiore rispetto a quello di altre varietà. Caratterizzato da un tannino spiccato e dalla maturazione tardiva, largamente coltivato in epoca medievale, nel corso dei secoli passa dall’essere di alto valore economico – piantato perfino in California – a varietà quasi dimenticata, che da sempre ha incuriosito gli studiosi per le sue somiglianze morfologiche con il Nebbiolo e per la simile distribuzione geografica.

I documenti storici attestano che il Grignolino è stato il primo vitigno, oggi coltivato, ad essere stato citato in Piemonte. Come per gli altri vitigni tradizionali, la fecondazione incrociata è avvenuta spontaneamente: il vitigno “madre” e quello “padre” hanno trasmesso alla nuova piantina metà del proprio patrimonio genetico. Per individuare i due genitori abbiamo quindi bisogno dell’analisi del DNA.

“La nascita di un vitigno è un “hic et nunc”, frutto di un momento e di un luogo ben precisi, potenzialmente svelabili con l’analisi genetica – afferma Anna Schneider – due diversi metodi di indagine, condotti con marcatori differenti, ci hanno portato agli stessi risultati: il Grignolino è figlio di un genotipo ricostruito, estinto o forse non ancora recuperato, a sua volta figlio del Nebbiolo. Il profilo antocianico delle due uve è molto simile , anche a quello della Freisa (figlia del Nebbiolo e quindi “zia” del Grignolino)”.

L’accurata analisi del DNA dei vitigni del nord-ovest Italia ha coinvolto più di ottocento varietà, di cui oltre duecento piemontesi. Ne è nato un complesso studio sul network di parentele, in cui vengono evidenziati i cosiddetti genitori principali. La genealogia di molti vitigni è stata scoperta solo grazie al recupero di vecchi cloni, patrimonio storico e ricchezza culturale del territorio.