USA wine route: assaggi dalla California allo Stato di Washington

La vite e il vino d’ America hanno storie legate ad eventi caratterizzanti la sua tipicità produttiva. Il vasto consumo dolce e gassato, decreta il gusto americano ‘coca cola’ ed influenza l’economia europea nell’esportazione oltre oceano. Il fallito colonialismo inglese e francese permette l’entrata in America della Vitis Vinifera europea in Virginia e Maryland, ma le culture saranno infauste. Dalle varietà americane Vitis Labrusca, Vitis Rotundifoia, Vitis Riparia, nascono gli ibridi che apriranno la finestra alla viticoltura.

Dalla fecondazione di due varietà Vitis Vinifera e Vitis Americana, grazie al giardiniere Andrew Doz, nasce – Alexander il primo ibrido delle Stati Uniti, resistente alla fillosera. Madeira porta l’aiuto necessario allo sviluppo, generando l’aspetto ‘fortificato’ al palato. I Presidenti Jefferson e Franklin abbracciano i vini francesi generando legami culturali tra Francia e Stati Uniti. La scuola francese, porta al primo Metodo Classico americano della Vitis Labrusca, avvicinandoli così all’ampelografia francese. L’offensiva puritana alcolica (alcol = demonio) porta al proibizionismo alcolico, la produzione è permessa, ma la vendita è vietata. Il dentista Thomas Welch del New Jersey grazie all’inattivazione termica di microrganismi produce un succo d’uva pastorizzato in bottiglia, schierandosi contro la linea produttiva del vino.

Giuseppe Simi e Andrea Sbarboro arrivano in America, seguiti dal finlandese Gustave Nybom (Cantina Inglenook) e dal conte ungherese Agoston Haraszthy. Quest’ultimo insediato a Sonoma importa il noto Zinfandel. Un altro farmacista Pemberton inventa il French Wine of Cola, lo classifica vino medicinale e sarà il precursore della Coca Cola. Sarà Roosvelt ad abolire il proibizionismo (1919-1933) – le cantine scompaiono, le sopravvissute vivranno di sole intuizioni personali. Quella di Isabelle Simi ne è un esempio, da una grande botte di vino rovesciata, ricava una sala degustazione, per l’assaggio e lo smercio dei vini d’annata rimasti invenduti.

Dopo la lunga pausa produttiva dal 1900 -1970, nascono stimoli produttivi e con Winkler arriva la zonazione, per lo sviluppo del settore, riconoscendo come zone ideali la Napa Valley, la Sonoma Valley e il Centro California. Sarà Robert Mondavi il punto saldo californiano del ventesimo secolo. Con l’uscita del primo numero di Wine Spectator 1976, una comparazione tra vini francesi e americani alla cieca (Cabernet Sauvignon e Chardonnay), a sorpresa gli americani si pongono al primo posto con un vino bianco (Chateaux Montelena 1973) e un rosso (Stag’s Leap 73). I territori di Napa e Sonoma Valley entrano nell’Olimpo dei vini del mondo. Negli anni ’80, il fenomeno Parker darà l’ultimo colpo al gusto americano. L’avvocato inizia a scrivere commenti grossolani sui vini, creando una sorta di guida enologica. I consumatori e produttori impreparati ne faranno tesoro, perché darà loro una garanzia di vendita. L’attenzione sarà verso i vini surmaturi, dalle lunghe maturazioni e i lunghi affinamenti. Parker darà una plusvalenza al mercato.

In California viene prodotto il 90% dei vini, bacca bianca Chardonnay, Sauvignon Blanc e Riesling; uve rosse Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Noir, Sangiovese, Syrah e Zinfandel. Geologicamente è un’area diversificata, la forte dipendenza climatica è dovuta alla vicinanza dell’oceano Pacifico.

Zone produttive riconosciute

North Coast: Mendocino – Lake Country- Sonoma Valley – Napa Valley

Central Valley: Sierra Foothills-Lodi

Central Coast: Santa Barbara e San Luis Obispo – Monterey-Santa Clara Valley

Grazie alla joint venture tra Mondavi e il barone Rothschild 1979, nasce il Mito OpusOne.

Il disciplinare americano è tradotto dalle AVA (American Viticultural Areas), più generico e permissivo di tutto il resto del mondo. Il fattore garante è la zona di provenienza, sono omesse indicazioni delle pratiche enologiche, delle varietà delle uve e le rese massime. Seguono indicazioni specifiche: American or United States-Multi State Appellation-State Appellation – Multi Country Appellation – Country Appellation. 

Altre zone importanti sono lo Stato di New York, divisa tra vini di specie europee e ibride. Europee: Chardonnay, Gewùrztraminer Riesling, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Ibride: bacca bianca Cayuga, Niagara, Seyval Blanc, Vidal Blanc e Vignoles, bacca rossa Baco Noir, Catawba e il Concord. Altre zone produttive sono la Hudson River, Long island, Finger Lakes. Lo stato della Virginia è considerato l’antesignano di tutta l’enologia degli Stati Uniti d’America, la cui produzione è orientata a Chardonnay e ibridi. Il Texas, con l’1% di produzione riconosce lo Chardonnay, Chenin Blanc, Sauvignon Blanc, Riesling, Cabernet Sauvignon e Merlot. L’Oregon caratterizzato dalla grande migrazione del Nord, dove pionieri sognatori, determinati e indifferenti alle parole dei critici, daranno lo start della storia vinicola.

L’enologo Richard Sommer dopo il proibizionismo, coltiva Riesling Pinot Noir e Chardonnay dell’Oregon. Seguito da David Lett, Charles Coury e Dick Erath che nella Willamette Valley piantano Pinot Noir, Pinot grigio, Chardonnay e Riesling convinti che le varietà borgogne fossero le più adatte all’Oregon che alla California. La Famiglia Wisnovsky coltiva il primo vigneto nella Rouge Valley. Nel 1977 i produttori dell’Oregon propongono l’adozione di misure più severe nelle norme di etichetta. A Parigi in un concorso i Pinot Noir dell’Eyrie 1975 Riserva, entrano nella top ten in degustazione cieca insieme a quelli di Borgogna. I terreni nel Dundee Hills saranno di proprietà della famiglia Drouhin di Borgogna. La Willamette Valley acquisisce notorietà grazie ad uno Chardonnay e un Pinot Noir, nella lista dei cento vini di Wine Spectator.

L’Oregon in 50 anni diventa regione vinicola di livello mondiale. Le sue zone produttive sono: Willamette Valley – Southern Oregon – Columbia George – Walla Walla Valley. Nello Stato di Washington i primi vini risalgono al 1825, pionieri William B. Bridgman e Walter Clore. Caratterizzato da terreni sabbiosi a deposito fluviale, permette di avere vigneti a franco di piede. Vitigni diffusi il Cabernet, Merlot, Shiraz, Petit Verdot, Malbec, Mouvedre, Tempranillo e Sangiovese. Chardonnay e Riesling le bacche bianche.

Paola Ghisi