La storia in un calice

“Ogni cultura ha la sua storia da raccontare sui propri rapporti con il vino e la vite. Insieme, essi narrano la storia meravigliosa di una pianta davvero eccezionale e del suo prodotto, che in tutto il mondo si è intrecciato in modo indissolubile con la cultura umana. La storia della civiltà coincide, sotto molti aspetti, con la storia del vino”.  Patrick E. McGovern.

 

Da quando partecipai ad una memorabile degustazione di Acinatico del 1928 a Villa Nogare, oggi sede di Cantina Bertani, al cospetto di giornalisti e studiosi come Zeffiro Bocci e Lamberto Paronetto, un evento straordinario, perché quel vino era stato occultato ai nazisti che rastrellavano le cantine, durante l’occupazione della Valpolicella, mi feci l’idea che queste grandi storie, patrimonio dell’Italia intera non ricevevano la considerazione meritata.

Invece l’esempio francese è sempre stato ricco e ridondante di buoni insegnamenti da questo punto di vista. Spesso anzi il marketing teso ad evidenziare il fascino storico di alcune celebre maison, vedi Veuve Cliquot, serviva a orientare il consumatore verso l’eccellenza dei prodotti e del marchio, anche quando in alcuni prodotti si sfiorava la mediocrità.

La metafora che la conoscenza e la valorizzazione della storia del vino sia esclusiva dei Francesi è un mito oggi da sfatare.

Siamo un Paese invidiato nel mondo per le sue bellezze archeologiche e architettoniche che fanno a capo ad una storia gloriosa, che abbiamo sempre mostrato generosamente al mondo. Chissà perché invece nel mondo del vino, che conserva una ricchezza storica che non ha pari nel mondo, non l’abbiamo mai mostrata o comunicata, utilizzandola anche come strumento di marketing.

Parecchi anni fa, durante un convegno dedicato all’importanza e alla valorizzazione del terroir, mi si impresse nella memoria una frase, del mitico prof. Attilio Scienza, che accennava al “patrimonio che giace latente sotto le zolle del vigneto Italia”.

Per il sottoscritto, laureato in storia del vino, il paragone corse subito ad un altro patrimonio, che giace invece dimenticato nei sotterranei di biblioteche ed archivi.

Eppure sono numerosi gli estimatori di questa mia tesi. La storia del vino italiano viaggia a fianco dei nostri migliori interpreti della enologia contemporanea, un esempio tra tutti, Giacomo Tachis che possedeva una biblioteca privata di libri antichi di immenso pregio. Angelo Valentini, per anni a fianco della famiglia Lungarotti, fu un dotto storico del vino e un attento collezionista di stampe, libri, oggetti enoici.