Dai boschi e dalle malghe di altura dell’Abbazia di Novacella l’inimitabile Klosterbitter

Le sue note di resina, erbe e spezie conferiscono un effetto fresco, balsamico e rilassante, mentre il sorso deciso, giustamente alcolico, lo rendono un ideale dopocena grazie al suo potere digestivo, perfetto durante le feste natalizie. Sono le caratteristiche del Klosterbitter, l’Amaro dell’Abbazia di Novacella , una delle più antiche cantine attive al mondo nata nel 1142, che oltre ai suoi vini bianchi e rossi, lo produce grazie l’infusione delle piccole pigne e dei germogli del Pino Mugo, arbusto che cresce sulle Alpi tra i 1000 e i 2000 metri di altitudine.

Si tratta di un prodotto totalmente artigianale” spiega Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella. “Sin dalla sua fondazione l’Abbazia ha avuto a disposizione molti ettari di bosco e malghe di altura, dove cresce spontaneamente anche il Pino Mugo. Sebbene, dopo la secolarizzazione a inizio Ottocento, l’Abbazia abbia perso molti terreni, ha tutt’ora a disposizione 700 ettari di bosco e 400 di pascoli. Le proprietà benefiche, altamente balsamiche, di questa pianta sono da sempre molto conosciute e apprezzate”.

I germogli e le pigne del Pino Mugo utilizzate per la produzione del Klosterbitter, l’Amaro dell’Abbazia, vengono raccolte generalmente intorno alla metà del mese di giugno nei boschi e pascoli di proprietà. Dopo essere state finemente triturate, vengono poste in infusione nell’alcol etilico per almeno 5 mesi, riuscendo in questo modo a conferire quel tipico profumo di resina, molto rinfrescante e balsamico. L’estratto di Pino Mugo, dopo l’aggiunta di zucchero, erbe, spezie, succo di frutta concentrato e aromi, viene diluito con l’acqua, filtrato e quindi imbottigliato, pronto per essere commercializzato con una gradazione alcolica finale del 35%.

È un prodotto molto amato e richiesto e fa parte integrante del nutrito assortimento di vini, grappe, succhi di mele, tisane, mieli etc, tutti di propria produzione, che vengono venduti all’interno dell’enoteca dell’Abbazia di Novacella” aggiunge Werner Waldboth.